mercoledì 10 aprile 2013

Testi a confronto_suggestioni

La forza dell’architettura sta nell’affrontare le dinamiche sociali, economiche, politiche in una prospettiva futura attraverso la sperimentazione di nuovi strumenti. Nell’era macchinista la produzione in serie era il metro cui conformarsi e da cui trarre ispirazione per la risoluzione delle problematiche sociali della classe operaia: lo standard era la risposta per un’esistenza che avesse caratteristiche quantitative minime alla vita e per raggiungere prestazioni di qualità. Ridurre per massimizzare, una soluzione, un metodo, un programma, un vassoio. Non volendo minimizzare ma anzi estremizzare il discorso riconnettendolo ai giorni nostri, il mondo continua a intraprendere percorsi che cercano sempre di mettere in discussione qualsiasi forma di determinismo. La complessità, l’integrazione, l’evoluzione sono elementi che indicano quanto la processualità faccia parte della nostra cultura. E’ così che Baumann rappresenta la società del nostro mondo urbanizzato, con le differenti fratture culturali che non corrono parallele le une alle altre, ma si intersecano formando una configurazione sempre mutevole di fratture trasversali (come nel Museo Ebraico di Libeskind). Come nell’architettura, c’è bisogno ogni volta di rinegoziare i confini, di non abbandonarsi all’uniformità, ma porsi in una condizione di continua ricerca. Bisogna essere universali pur utilizzando strumenti relativi, pronti riadeguarsi alle nuove esigenze. E’ per questo che vorrei legare il mio discorso ad una prospettiva odierna: la continuità tra architettura, ambiente ed elettronica è lo strumento a disposizione degli architetti di oggi. Se questa è l’epoca dell’informazione, dove gli spazi sono invisibili in una prospettiva di interscambio globale senza limiti temporali, in cui l’architettura si fa viva attraverso esseri informatici ed è non solo multi-sensoriale ma si fa sensore stesso, se è questa la cultura di oggi ed è questo il nostro campo d’azione per la nuova architettura, come faranno altre culture a conciliarsi e non entrare in conflitto se non adeguandosi? Non si può pensare ad un’ assimilazione delle differenze, nemmeno ad un melting pot asettico di più elementi senza distinzione. L’idea vincente è quella del pluralismo culturale, del multiculturalismo, del mosaico, della tassellizzazione, in quanto non esisterebbe un organismo senza le sue parti,  una protesi senza la guida di un organo, magari una copertura flessibile e unificante come quella del Mercato di Santa Caterina a Barcellona senza i suoi elementi colorati a ravvivare le facciate delle abitazioni vicine. E’ necessario il controllo di tutti questi fenomeni a livello generale e collettivo, ma nel pieno rispetto delle piene libertà individuali ed espressive.

 

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