martedì 9 aprile 2013

Architettura e Modernità_la lettura e l'interpretazione

Parte settima_Il successo dell’architettura nel mondo: 1988-2000

Il fermento storico di quegli anni non può lasciare nell’indifferenza architetti di vecchia e nuova generazione. Il “secolo breve” si è concluso, i blocchi internazionali si sono lacerati e i confini geografici, culturali, identitari sono materia plastica da rimodellare secondo le nuove esigenze della società post-fordista che vuole liberarsi dalle rigide norme internazionali. La rottura è il concetto che sta alla base della nuova era informatica, in cui l’immagine drammatica del mondo dopo la crisi degli anni ’70 non poteva più essere ricomposta riassemblandone i pezzi. Decostruire, un’immagine che non lascia spazio alla ricomposizione di ciò che è andato distrutto, ma che anzi apre la possibilità agli architetti contemporanei di poter guardare lo spazio in modo trasversale. L’unico modo per comunicare con l’esterno è scatenando emozioni forti e destabilizzando le menti, attraverso ambienti che nel loro dispiegarsi ci turbano, si muovono ed evocano simboli ed immagini. Così Libeskind pensa il suo Museo Ebraico, o Steve Holl il Kiasma.  La crisi del sistema industriale dà l’opportunità alla nuova società della comunicazione di riconquistare spazi abbandonati all’interno e fuori da quelle città private della loro funzione originaria e agli architetti di riconfiguararle secondo le nuove esigenze. La città funzionalista viene abbandonata insieme all’idea seriale di vita secondo comparti omogenei per abbracciare un nuovo fluire vitale di interconnessioni dinamiche che combinano architettura, società e naturalità in un programma di mixitè. Potzdamer Platz di Renzo Piano,  i Grands Projects di Parigi, la nuova Barcellona che approfitta dell’evento internazionale delle Olimpiadi per rilanciare economicamente la propria città e gli stessi cittadini alla condivisione. Una vitalità, quella degli anni ’90, che porterà architetti e paesaggisti a confrontarsi con un mondo alla deriva, sofferente, distrutto dall’era macchinista, perpetuatasi per 150 anni: si rivendicano l’ecologia e l’attenzione verso forme di energia sostenibile e rinnovabile. Il progetto Biosphere 2 è un organismo un sistema fragile che va tutelato e preservato.
Altri gesti si possono menzionare per descrivere le nuove scoperte: muovere emozionando, giustapporre sovrapponendo, dare profondità attraverso le superfici. Santiago Calatrava sperimenta sculture in movimento, che anche quando sono immobili animano il fruitore, facendolo diventare anche spettatore. Rem Koolhas invece scompone immagini e spazi e realizza architetture senza comporle, ma somma le parti dell’organismo creando ibridazioni sempre diverse e suggestive, paradossalmente interconnesse. Le trasparenze della facciata della Fondazione Cartier di Jean Nouvel sono fittizie, sono come degli specchi, che mostrano all’esterno non quello che c’è dentro ma quello che la società e il mondo vuole vedere. La superficie è una pelle ed ha uno spessore: così Herzog & De Meuron intessono le loro facciate.
Peter Eisenman risponde in modo nuovo al problema del movimento attraverso l’operazione del blurring, cioè sovrapponendo singoli movimenti rotatori che sfocano e negano l’immagine di partenza; un’azione che genera spazi audaci di cui ha consapevolezza solo chi sa lavorare sulla sezione (Aronoff Centro per le Arti, Cincinnati, 1988-97). Folding, grafting, scaling generano spazi ricchi, multisfaccettati, ibridi, dinamici.
Frank Gehry concepisce i suoi spazi come una scena teatrale in cui i suoi personaggi-volumi possono esprimersi, seguendo percorsi e traiettorie scultoree e configurando spazi racchiusi nell’abito più comodo possibile. Il protagonista è lo spazio e il suo pubblico la sua pelle in un rapporto di reciproca dipendenza. L’architetto dimostra al mondo come l’architettura possa essere un catalizzatore di eventi, di economia, di socialità, come nel Museo di Bilbao: il consumismo diventa una pratica architettonica, entra a far parte della società come episodio, come fenomeno condivisibile da tutti.

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