lunedì 17 giugno 2013

Partnership_Pino Petruzzelli

Pino Petruzzelli


Scrittore e attore, dopo gli studi presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico” di Roma, lavora per mettere la cultura al servizio di importanti cause sociali, andando a conoscere in prima persona le realtà che poi racconta. Fonda il Centro Teatro Ipotesi (http://www.teatroipotesi.org/), che si occupa di temi legati al rispetto e alla conoscenza delle culture. La prima meta sono le riserve degli Indiani Pueblo in Nuovo Messico poi, per anni, attraversa le nazioni dell’area mediterranea vivendo come e con le persone che incontra. Conosce i principali artisti e intellettuali, ma anche la gente comune. Vive in case palestinesi e in case israeliane toccando con mano la fatica di vivere quel conflitto, dall’una e dall’altra parte. Dorme sotto lo stesso tetto di chi trascorre la propria vita nel deserto della sopravvivenza dove l’unica acqua disponibile è contaminata da fosfati. Conosce e frequenta l’attore algerino Rachid scampato ad un attentato terroristico in cui fu sterminata tutta la sua compagnia teatrale rea di aver rappresentato un testo scomodo. In Albania incontra chi ha conosciuto le torture e le prigioni del regime comunista di Enver Hoxha. Da questi viaggi nascono spettacoli in cui racconta la profonda umanità di chi è costretto a vivere situazioni difficili. Scrive “Piccolo viaggio lungo il Mediterraneo” e, con il giornalista Massimo Calandri, “Marocco”, “Albania” e “Il G8 di Genova”. Nel 2004 scrive “Grecia”, sulla vita dello studente Kostas Georgakis che si diede fuoco in una piazza di Genova per protestare contro il regime dei colonnelli e “Zingari: l’Olocausto dimenticato” (coprodotto dal Festival di Borgio Verezzi e trasmesso dalla trasmissione Terra! di Canale 5 e da Rai 3). Nel 2005, con Predrag Matvejevic’ e il giornalista di “La Repubblica” Massimo Calandri, scrive “Periplo Mediterraneo”, un testo che racconta la vita di chi, in un Mediterraneo tutt’altro che pacificato, vive sulla propria pelle gli orrori della grande Storia. Nel 2006 con “L’olocausto di Yuri” racconta le responsabilità che ebbero scienza e medicina durante il nazismo (anch’esso trasmesso da Terra!). Nel 2007 percorre l’Italia di chi vive lavorando la terra e, dagli appunti di quel viaggio, nasce lo spettacolo “Di uomini e di vini” (che diventa anche un libro) dedicato alla vita e alla fatica dei vignaioli. Nel 2008 mette in scena “Con il cielo e le selve” tratto dal libro “Uomini, boschi e api” di Mario Rigoni Stern. La cultura rom e sinta è l’ultima tappa di un’erranza iniziata vent’anni prima. A giugno 2008 esce il libro “Non chiamarmi zingaro”, edito da Chiarelettere e con prefazione di Predrag Matvejevic. Nel 2009 crea in collaborazione con Regione Liguria e Comunità di Sant’Egidio il “Primo Corso di Formazione Professionale per Operatori dello Spettacolo”, indirizzato a Rom e Sinti. In occasione della Giornata della Memoria 2009 mette in scena “Ritorno al lager” omaggio a Mario Rigoni Stern. Nel 2010 porta in scena, in prima nazionale, il testo “Storia di Tönle” di Mario Rigoni Stern. Nel 2011 debutta lo spettacolo “Io sono il mio lavoro” prodotto da Mittelfest. Nello stesso anno esce il libro “Gli ultimi” edito da Chiarelettere con prefazione di don Andrea Gallo.
Nel 2012 scrive il monologo teatrale “L’ultima notte di Dietrich Bonhoeffer”.
Dal 2000 è direttore artistico del Festival teatrale “Tigullio a teatro” a Santa Margherita Ligure.
Collabora con il giornale “Il Fatto Quotidiano” e con il portale di approfondimento “Cado in piedi” attraverso suoi blog.
 

L'intervista "telefonica"

(un'estratto che ho visto recitare agli attori del Teatro Valle
Rapita dall'estratto di “Zingari: l’Olocausto dimenticato” al Teatro Valle Occupato il 7 aprile 2013(nonché giorno del mio compleanno!) in occasione della Giornata internazionale dei rom e dei sinti di Roma, faccio delle ricerche sul net e decido di contattare per e-mail l'autore dello spettacolo!La sua disponibilità e la sua amichevole cordialità mi hanno assolutamente sorpreso ed entusiasmato, e la conversazione telefonica Roma-Genova è stata un ottima occasione di confronto e scambio. Cerco di riassumere con domande "strette" il conetnuto di una telefonata tutt'altro che formale e poco colloquiale!
 
Roma come ben sa, è una città xenofoba, chiusa nei confronti dei rom e della loro cultura. Il suo teatro si trova a Genova. Quali differenze riscontra tra queste città a livello di apertura culturale?
 
Genova e Torino sono indubbiamente le città culturalmente più aperte d'Italia, città che mi hanno dato la possibilità di rappresentare le mie opere teatrali con un rilievo considerevole. Portare la cultura roma al Palazzo Ducale di Genova (http://www.palazzoducale.genova.it/naviga.asp?pagina=14414), la sede più importante della città, è indubbiamente un'ottima occasione per esporre e mettere in evidenza questi temi. Molto spesso la forma diventa il principale tramite, biglietto da visita per mettere in evidenza dei contenuti. Se il luogo della rappresentazione è prestigioso, il valore dell'oggetto cambia considerevolmente: se si edita un libro da Einaudi o da una casa sconosciuta cambia la clientela, la distribuzione del contenuto e quindi l'attenzione verso il tema!
 
Secondo Lei, la proposta progettuale di uno spazio teatrale e di spazi performativi all'aperto e permeabili, quali influenze avrebbe nelle suo tipo di rappresentazione teatrale, o in generale per altre performance gitane?
 
Uno spazio del genere potrebbe essere interessante. Per quanto mi riguarda, nel momento in cui metto in scena uno spettacolo mi confronto prima con lo spazio, lo studio, e mi adatto alla sua conformazione.
 
Cosa pensa delle intenzioni progettuali e della modalità con cui sto cercando di affrontare la questione dell'integrazione e soprattutto dello scambio culturale con la/e comunità rom di Roma?
 
Già occuparsi della questione rom è un grande passo in avanti. E il fatto di pensare alla cultura come mezzo attraverso cui innescare un processo di partecipazione è sicuramente una strategia vincente. Se non c'è rispetto per la cultura, non ce ne sarà nemmeno per chi la possiede.
 
GRAZIE PINO!
P.S. Se vuoi aggiungere qualche nota sulla nostra conversazione ti prego di lasciare un commento qui sotto!
 
 
 
 
 
 
 

 


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