domenica 17 marzo 2013

Compagni di Viaggio//Milano


spunti per il primo programma
spunti per il secondo programma

Compagni di Strada//18.3.2013



Urban Hardship//prima scelta//35.TevereCavo













L'area di progetto


35.TevereCavo//Urban Hardship


L’area 35.TevereCavo si trova nel diciottesimo quartiere di Roma, Tor di Quinto, e presenta edifici di edilizia spontanea. Da Largo dell‘Arma di Cavalleria su via di Tor di Quinto si nasconde la piccola via del Baiardo; attraversandola, si intravedono le “abitazioni di fortuna” dell’area di studio, compresa tra i centri sportivi USD Tor di Quinto e Andrea Doria. A nord è delimitata dalla presenza della lunga pista ciclabile (che dal Villaggio Olimpico raggiunge faticosamente la diga di Castel Giubileo) e dell’Ippodromo Militare di Tor di Quinto. L’elemento problematico, ma anche di maggior fascino dell’area è senz’altro la posizione sulla sponda destra del Tevere. Oltre il fiume si intravede la zona di Campi Sportivi, il ponte ferroviario dell’FR3, e il promontorio di Villa Ada.

Cronologia degli ultimi fatti:

4 aprile 2007: “per favore, qualche spicciolo per le politiche sociali. grazie”. (manifestazione rom)

21 maggio 2008: D.P.C.M. cosiddetto Piano Nomadi: “Dichiarazione dello stato di emergenza, in relazione agli insediamenti di comunità nomadi”.

21 novembre 2011: Sentenza Consiglio di Stato: "non esistono fatti di straordinaria ed eccezionale turbativa dell'ordine e della sicurezza pubblica".

17 giugno 2012: La Barbuta, «villaggio attrezzato» del comune per 650 rom e sinti di a Ciampino; è recintato e videosorvegliato.

5 luglio 2012: campo nomadi tollerato di via del Baiardo ore 6.30:  iniziano le operazioni di sgombero del campo di zingari e rom.

Settembre 2012: Amnensty International e l'ERRC riconoscono il carattere discriminatorio de La Barbuta: "viviamo come in un carcere", affermano gli abitanti.

Analisi Georeferenziata

L’area 35.TevereCavo si trova nel XX municipio di Roma nel quartiere Tor di Quinto. L’area è nota per la prolifera presenza di campi sportivi. Dal punto di vista planimetrico riscontriamo la netta distinzione tra i quartieri residenziali di Tor di Quinto, Prati Fiscali, Trieste, e il grande vuoto urbano che caratterizza la piana alluvionale sulle sponde del Tevere. A rendere ancora più stridente il contrasto ci sono le zone industriali e il passaggio di ben due linee ferroviarie urbane su tre (FR1 e FR3). Il percorso ciclabile Tevere diventa la ciliegina sulla torta di una mixitè che già si respira nel quartiere.

L’intorno

1. ponte di Tor di Quinto fu costruito negli anni 1960 da Vito Camiz, in occasione della XVII edizione dei giochi olimpici, per consentire il raccordo tra la nuova via olimpica e gli impianti sportivi dell'acqua acetosa: ha sette arcate in cemento armato ed è lungo circa 72 metri.

2. pista ciclabile su via del Baiardo. il percorso cilcabile Tevere è lungo 34,8 km e attraversa Roma lungo le sponde del Tevere. Le condizioni di manutenzione in diversi tratti sono scarse. Nella zona di Tor di Quinto era stata addirittura dismessa.  Anche se ripristinato di recente, il tratto di pista costeggia le aree dei campi nomadi e aree agricole piuttosto isolate, che disincentivano i ciclisti ad attraversarla.

3. la foce dell’Aniene. Situazione  di degrado,  incuria ed abbandono, in tutto il tratto compreso da via Foce dell’Aniene al viadotto di Corso Francia; presenza di numerose tubazioni di scarico delle acque nere provenienti  dalla  baraccopoli abitata da cittadini abusivi in via Foce dell’Aniene e anche i nomadi del campo di via del Baiardo oggi sgomberato.

Analisi Climatico-Ambientale

L’area 35.TevereCavo si trova ai piedi di una piana alluvionale, in passato riservata esclusivamente alle attività agricole ed oggi alle società sportive delle amministrazioni statali. Presenta delle ottime condizioni di luce, essendo esposta in senso nord-sud. Il Tevere a sud dell’area potrebbe provocare fenomeni di albedo. Non ci sono rilevanti schermature nei confronti dei venti che investono l’area in quanto l’area è pianeggiante e non ci sono edifici nelle vicinanze. La calamità naturale delle esondazioni del Tevere è la problematica che maggiormente interessa l’area. Gli abitanti degli edifici spontanei, ad ogni piena del fiume, devono ricostruire continuamente le loro abitazioni e bonificare l’area dalla invasione della fauna che popola il fiume(topi ecc.).

TeamX

la testimonianza di Valentin: racconti e ricordi della sua famiglia.

“i miei cugini e la testimone di mia moglie vivono li...sono tre famiglie moldave(e non rumene come tutti generalizzano; case sula destra) ma non sono soli...ci sono anche tre famiglie di italiani (case sulla sinistra) che hanno avuto la residenza a via del baiardo...ma alcuni di loro non dichiarano tutto...aspettano, nella speranza che il comune assegni loro una casa popolare...per esempio c’è un’italiana che è cresciuta li ma abita da un’altra parte, mentre sua madre fa avanti e indietro tra le case di cura e la sua casa malconcia...si, ora gli zingari sotto al ponte non ci sono più per fortuna...le condizioni igieniche? a novembre 2012 hanno aperto la diga sennò scoppiava...più di 60 cm di acqua nelle case!...l’acqua per lavarsi(non potabile)gliela porta il comune due volte a settimana, ma a volte rimangono senza...l’energia la prendono dal gasolio e si allacciano al campo andrea doria che sta affianco...quello verde?è uno stadio gonfiabile!...come si spostano? l’unico autobus è il 69 pugliese - piazzale clodio che ferma sopra il ponte degli zingari...la barbuta? si la conosco ma non è la sola...c’è anche il campo sulla salaria a via sambuca pistoiese vicino al centro sky!”

Analisi Magica = SUSTAIN-ABILITY

 

 

 

28.TevereCavo//Urban Bridge, tre metri sotto…un ponte


L’area 28.TevereCavo si trova nel II Municipio di Roma alle pendici di Tor di Quinto. L’area abbandonata è disposta in senso nord-sud ed compresa tra viale di Tor di Quinto, via Alessandro Fleming e via Lupi. E’ affiancata dallo Stabilimento Ama, dotato di impianti fotovoltaici. Presenta un notevole dislivello che giunge fino a viale di Tor di Quinto, sotto le arcate di Ponte Flaminio. Il sito è recintato, ma presenta pavimentazioni di un probabile uso passato come percorso o passeggiata pedonale, oggi in stato di abbandono. La pista ciclabile lungo il Tevere la rende appetibile per una possibile polarità sostenibile.

Analisi Georeferenziata

L’area 28.TevereCavo è situata alle pendici del quartiere Tor di Quinto e del Ponte Flaminio, e si attesta lungo viale di Tor di Quinto come arteria principale di accesso. La posizione seppur centrale, è trafficata e percorsa per spostamenti veloci, eppure sono presenti vaste aree verdi per il tempo libero. Trovandosi in una posizione di testata dell’isolato, permette l’apertura prospettica verso il ponte adiacente e si può stabilire una continuità con le aree verdi confinanti.

L’intorno

1. ponte flaminio. Negli anni ‘30 l'insufficienza dell'antico Ponte Milvio per l'uscita dalla città unitamente all'esigenza di prevedere un ingresso scenografico alla capitale in variante all'attuale via Flaminia vecchia, portò alla costruzione del nuovo ponte. Mussolini affidò il progetto ad Armando Brasini. I lavori, iniziati nel 1938, si concludono nel 1951 per via del conflitto.

2. CUS Tor di Quinto. Alla fine della guerra, nel 1945, alcuni studenti universitari decisero di organizzarsi, creando una Società sportiva, per programmare e sviluppare lo sport tra gli studenti. Furono fondate le sezioni di Atletica leggera, Rugby, Nuoto e Lotta. Nel 1947 il CUS partecipa alla costituzione del C.U.S.I. che organizza a Merano i primi Campionati Nazionali Universitari.

3. piloni del vecchio Ponte Bailey. L'ingegnere britannico Donald Bailey realizzò nella Seconda Guerra Mondiale un ponte per scopi militari che permetteva il transito di carri armati e di mezzi pesanti e non necessitava di mezzi particolari per la sua costruzione essendo un modello a campate versatile e a moduli. Ponti di questo tipo vengono realizzati inoltre qualora sia necessario ripristinare il collegamento stradale tra due sponde.

Analisi Climatico-Ambientale

L’area 28.TevereCavo si trova su una scarpata che giunge fino alle sponde del Tevere.  Presenta delle ottime condizioni di luce, essendo esposta in senso nord-sud. Non ci sono rilevanti schermature nei confronti dei venti di scirocco e tramontana ma essendo il sito scosceso, si presentano situazioni di scarso ricircolo d’aria. i campi sportivi del Bailey Club adiacente hanno subìto seri danni dalle frequenti esondazioni del Tevere, tanto da risultare oggi inutilizzati.


mercoledì 13 marzo 2013

Rahul Mehrotra//TheKineticCity

L’architettura indiana. Secondo Rahul Mehrotra

Rahul Mehrotra è architetto e urbanista. Il suo studio, RMA Architects, fondato nel 1990, è di base a Mumbai. È professore presso la Graduate School of Design della Harvard University e direttore del Dipartimento di Pianificazione e Progettazione urbana, nonché membro del comitato direttivo dell’Harvard’s South Asia Initiative. Artribune ha visitato in anteprima la mostra “The Kinetic City” all’Accademia Britannica di Roma e intervistato l’architetto indiano.
Roma // fino al 26 febbraio 2013
Rahul Mehrotra – The Kinetic City
a cura di Marina Engel
ACCADEMIA BRITANNICA
Via Gramsci 61
06 3264939
La mostra propone diversi esempi di quella che viene chiamata la Kinetic City. Oggi le città indiane comprendono due componenti che occupano lo stesso spazio fisico. La prima, che potrebbe essere definita la Static City, è costituita da materiali più permanenti: cemento, acciaio e mattoni. Si tratta della concezione bidimensionale che compare sulle cartine tradizionali e la sua presenza è monumentale. L’altra è la Kinetic City. Incomprensibile come entità bidimensionale, viene percepita come una città in movimento, un costrutto tridimensionale in progressivo sviluppo. La Kinetic City ha una natura temporanea, ed è spesso costruita con materiali riciclati: fogli di plastica, rottami metallici, tela e legname di scarto. Si modifica e si reinventa costantemente. La Kinetic City non viene percepita in termini architettonici, ma piuttosto in termini di spazi e modelli di occupazione. Si tratta di un’urbanizzazione indigena con la sua particolare logica locale.
Il lavoro di ricerca in mostra è suddiviso in sei pannelli esplicativi, ognuno rappresentante un punto della ricerca: transaction, networks, housing, assembly, instability e spectacle. Dove si analizzano fenomeni reali da cui trarre insegnamenti e considerazioni.
Sono tre le parole chiave a fare da filo conduttore.
Appropriation’, la sovrapposizione cioè tra spazio pubblico e privato.
 ‘Incrementalism’, la teoria secondo cui tutto accade attraverso tanti piccoli cambiamenti, non più grandi visioni ma grandi adattamenti.
E infine ‘Elasticity’, in cui la città assume una qualità elastica in termini di spazio.

Urban Bridge//seconda scelta//28.TevereCavo

 













 

20.TevereCavo//Urban Friday


L’area 20.TevereCavo si trova nel II municipio di Roma nella zona urbanistica 2A. La grande area riservata a parcheggio su via della XVII Olimpiade è delimitata a sud-ovest da Viale Tiziano e dai binari della tramvia della linea 2. A nord-ovest e sud-est, affacciati anch’essi sul medesimo asse, troviamo rispettivamente dei blocchi trasversali residenziali e quelli del CONI. Longitudinalmente invece, dei grandi cubi su pilotis di fronte a delle imponenti linee. A chiusura del vuoto urbano dominano i corpi a doppio spessore di Moretti e il prorompente viadotto di Nervi attraversato dal Corso di Francia. Un’area notevole, allungata con dimensione prevalente in senso est ovest. la peculiarità? Il mercato del venerdì!!!
Cronologia:
·         1931: PRG Giovannoni Piacentini; previsione di brandelli di parco pubblico e zona industriale; sull’attuale   auditorium, i villini.
·         Anni ’40: Campo Parioli: agglomerato di baracche di sfollati della seconda guerra mondiale.
·         1958-59; progetto del Villaggio Olimpico per ospitare gli atleti della XVII Olimpiade; progetto di Adalberto Libera, Luigi Moretti e altri.
·         1960: la XVII Olimpiade di Roma
·         1961: subito dopo le olimpiadi le case vengono consegnate all’INCIS ed assegnate ad impiegati dello Stato
·         1972: il patrimonio passa allo IACP
·         1985: gli assegnatari riscattarono fino ad oltre il 90% degli appartamenti, che sono diventati così proprietà privata.
Analisi Georeferenziata
L’area 20.TevereCavo è situata alle pendici del Villaggio Olimpico, nota zona di Roma nata per una funzione specifica legata alla XVII olimpiade di Roma del 1960: ospitare gli atleti in gara. Questo luogo era stato un baluardo del dominio francese a Roma durante il ‘800: fu di Valadier il primo progetto di una passeggiata flaminia lungo le sponde del Tevere per volere di Napoleone III, ma il sito alluvionale aveva sempre disincentivato alla realizzazione di insediamenti stabili. Durante la seconda guerra mondiale il Campo Parioli era noto per la sua funzione artigianale. Allo scopo di bonificare l’area fu ideato il progetto odierno.
L’intorno:
·         1. parcheggio sotterraneo. parcheggio pubblico a pagamento sotto il piano stradale e di un parco pubblico soprastante ancora non attivato dal comune. Il vuoto permette di vedere gli edifici a pilotis da Viale Tiziano.
·         2. palazzo del CONI. Fa da testata alla grande piazza-parcheggio. tutto l’impianto presenta dei blocchi ortogonali all’asse stradale, in contrasto con le linee di Moretti e il viadotto di Corso di Francia che invece assecondano un andamento longitudinale. Questi edifici del CONI sono molto diversi tra loro e la loro altezza e posizione lungo Viale Tiziano occultano la visuale delle linee retrostanti.
·         3. viadotto di Corso di Francia. Pierluigi Nervi realizza per i giochi olimpici un’arteria a scorrimento veloce che collegasse il Ponte Flaminio con i campi sportivi di Acqua Acetosa e il Quartiere Parioli. L’impianto sopraelevato è stato pensato per non spezzare la continuità delle aree verdi del Villaggio Olimpico e sottrarla al regime del traffico veicolare.
·         4. corpi a doppio spessore.  Luigi Moretti realizza questi corpi in linea di matrice ellittica che tra loro generano una chiostrina per il parcheggio delle autovetture. Sono gli unici edifici ad avere la loggia. Si pensa che la sua ispirazione curvilinea derivi da suggestioni barocche.
·         5. le linee del villaggio olimpico. A chiusura del Villaggio rispetto all’asse stradale di Viale Tiziano;  completano il quadro di varietà stilistica del quartiere. Fanno inoltre da testata alla piazza - parcheggio.
Analisi Climatico-ambientale
L’area 20.TevereCavo fa parte della piana alluvionale del Villaggio Olimpico. Presenta delle ottime condizioni di luce, essendo esposta in senso est-ovest. Ci sono rilevanti schermature nei confronti dei venti di scirocco e tramontana da parte degli edifici circostanti; rimane comunque una problematica prevalente lo stagnamento delle acque soprattutto piovane. Ciò che più interessa sottolineare sono, durante le ore di mercato del venerdi, le scarse condizioni igieniche per la vendita di prodotti agroalimentari, ittici e di drogheria, soprattutto durante giornate piovose o al contrario, torride in estate!
TeamX
Una realtà che caratterizza migliaia di parcheggi in ogni città d’Italia...per un giorno alla settimana è festa...ci si incontra...e Roma? è assediata dai commercianti in itinere e di ogni genere…come non menzionare Porta Portese, Via Sannio...fa parte della cultura romana! i mercati rionali ci appartengono e sono sempre più in stato di abbandono!
Analisi Magica
Il mercato e l’architettura. Le visuali sul viadotto. La garanzia che l’impianto variegato del villaggio sarà rispettato. Che una funzione già esiste ed è molto apprezzata. L’accessibilità del luogo e la piena centralità!
prospettive...riferimenti illustri dalla spagna...
 

lunedì 11 marzo 2013

1° consegna//scelta delle aree TevereCavo//11 marzo 2013

prima scelta 35.TevereCavo




seconda scelta di riserva 28.TevereCavo



terza scelta 20.TevereCavo

domenica 10 marzo 2013

il piano sociale?

"Il nostro Piano Nomadi sarà una rivoluzione copernicana", disse nel 2008 il neo sindaco Gianni Alemanno; "Un modello da esportare in tutta Europa" aggiunse il ministro dell'Interno Maroni. Questo libro-inchiesta svela i retroscena del Piano Nomadi di Roma: una spesa di 60 milioni di euro, quasi 500 azioni di sgombero, violazioni dei diritti umani, proliferazione degli insediamenti. Eppure è stato "benedetto" dalla Chiesa, e si rivela un colossale affare per un ampio ventaglio di organizzazioni del terzo settore (cooperative di sinistra, associazioni di destra, mondo cattolico, enti pubblici ecc.). Dietro l'apparenza di "progetto di inclusione sociale", si nasconde infatti l'"azienda Piano Nomadi", prima produttrice a Roma di discriminazione, segregazione, violazione dei diritti umani. L'autore, con dettagliata precisione, elenca le cifre, le persone, le associazioni e gli interessi coinvolti, e racconta gli sgomberi e i soprusi con gli occhi di chi li ha vissuti e combattuti. Prefazione di Leonardo Piasere.