mercoledì 13 marzo 2013

Rahul Mehrotra//TheKineticCity

L’architettura indiana. Secondo Rahul Mehrotra

Rahul Mehrotra è architetto e urbanista. Il suo studio, RMA Architects, fondato nel 1990, è di base a Mumbai. È professore presso la Graduate School of Design della Harvard University e direttore del Dipartimento di Pianificazione e Progettazione urbana, nonché membro del comitato direttivo dell’Harvard’s South Asia Initiative. Artribune ha visitato in anteprima la mostra “The Kinetic City” all’Accademia Britannica di Roma e intervistato l’architetto indiano.
Roma // fino al 26 febbraio 2013
Rahul Mehrotra – The Kinetic City
a cura di Marina Engel
ACCADEMIA BRITANNICA
Via Gramsci 61
06 3264939
La mostra propone diversi esempi di quella che viene chiamata la Kinetic City. Oggi le città indiane comprendono due componenti che occupano lo stesso spazio fisico. La prima, che potrebbe essere definita la Static City, è costituita da materiali più permanenti: cemento, acciaio e mattoni. Si tratta della concezione bidimensionale che compare sulle cartine tradizionali e la sua presenza è monumentale. L’altra è la Kinetic City. Incomprensibile come entità bidimensionale, viene percepita come una città in movimento, un costrutto tridimensionale in progressivo sviluppo. La Kinetic City ha una natura temporanea, ed è spesso costruita con materiali riciclati: fogli di plastica, rottami metallici, tela e legname di scarto. Si modifica e si reinventa costantemente. La Kinetic City non viene percepita in termini architettonici, ma piuttosto in termini di spazi e modelli di occupazione. Si tratta di un’urbanizzazione indigena con la sua particolare logica locale.
Il lavoro di ricerca in mostra è suddiviso in sei pannelli esplicativi, ognuno rappresentante un punto della ricerca: transaction, networks, housing, assembly, instability e spectacle. Dove si analizzano fenomeni reali da cui trarre insegnamenti e considerazioni.
Sono tre le parole chiave a fare da filo conduttore.
Appropriation’, la sovrapposizione cioè tra spazio pubblico e privato.
 ‘Incrementalism’, la teoria secondo cui tutto accade attraverso tanti piccoli cambiamenti, non più grandi visioni ma grandi adattamenti.
E infine ‘Elasticity’, in cui la città assume una qualità elastica in termini di spazio.

Nessun commento:

Posta un commento